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Introduzione ma non solo.
Ogni mutamento epocale, e quello che stiamo vivendo certamente lo è, comporta l’attivazione di riflessi automatici, fisiologiche resistenze, arroccamenti e tentativi di ripristinare l'ordine precedente. La compressione dello spazio e del tempo dovuta in parte alle nuove tecnologie e alla condizione liquida dell' individuo e delle società, (intuizione base di Bauman per quanto poi da lui stesso disinnescata) ha fattosì che tali pulsioni siano diventate necessità incombenti cui assolvere rapidamente, semplificando e quindi banalizzando e stigmatizzando, etichettando attraverso dei veri e propri segni (Logo?) ciò che non risponde al fine ultimo, che poi, banalmente, è il non voler rinunciare al privilegio di un pensiero che governi i pensieri e che ri-circoscriva la realtà entro i limiti del conosciuto, evitando l'horror vacui che potrebbe procurare l'accettazione del fatto che la scienza ha una sua propria storicità soggettiva che procede per errori e correzioni proprio come la politica, proprio come evoluzione darwiniana, proprio come gli umani mutamenti individuali e collettivi, proprio come quello che è la globalizzazione; per quanto descritta quale nuovo Lucifero, precipitato, insieme a Democrazia, Responsabiltà individuale e Laicità, per dannare il mondo intero.
Da Prefazione (seconda stesura ) “A un certo punto della storia d'occidente, in quel tempo che corse tra i roghi, le ghigliottine, le baionette e le prime ciminiere, a dio, al fato e all'imperatore si sostituì l'intuizione e la necessità perigliosa del fatto che tutti ma proprio tutti si fosse forniti di quel famigerato libero arbitrio, uno cadauno, non distribuito a spanne di privilegio, ma pericolosamente nascosto dietro l'anima, forse addirittura più su, accanto, o sopra, o addirittura fosse quella l'unica anima che ci fosse data, una e una, e una per uno, non una uguale all'altra.
Uno spettro allora cominciò a aggirarsi da queste parti, e si spaventarono talmente tanto, tutti, che fecero a gara per dargli un nome, taluni anche un patronimico mentre altri si posero al servizio di feroci dei della frattaglia, e macellarono pur di rimandare la vertigine d'esser, ciascuno, uno per uno, responsabili di sé. Non era Zoroastro quello che parlava tra i rulli di tamburi e non era la morte di dio che smarriva, era la necessità di farsi carico della libertà a sorgere e spargere terrore.
S'arrivò a chiedersi chi, col sudore della fronte, aveva costruito Tebe dalle sette porte, ma dietro a quella suggestiva domanda c'era solo la volontà di far si che nessuno rivendicasse poi quella proprietà e in cambio di lodi tessute a chiacchiere e sdilinguimenti da marcetta, si intruppò la truppa verso un altra Tebe e altre porte per quanto illuminate dal sol dell'avvenire quello tirato su con i fili nel teatrino del popolo che popolo doveva comunque restare.
Popolo, ecco, da carne da gladio o cannone a servi della gleba, a pecore del buon pastore che non manco di nulla e su pascoli erbosi mi fa riposare e ad acque tranquille mi conduce, s'arrivò al popolo, e poi alla massa e fino a esaurimento delle palizzate, a consunzione delle recinzioni, a logoramento delle serrature.
Ormai
però il problema di Irma con le iniezioni stava assumendo una
notevole importanza. Irma, una borghese, una persona, non una Irma
qualsiasi, proprio quell'Irma li, perchè qualcuno doveva farsi
carico di accentrarsi, dopo i roghi e le ciminiere e prima del colpo
di coda degli dei della frattaglia e dell'avvento dell'uomo nuovo,
del soggetto non più oggetto e cercare quell'anima che forse stava
sopra o sotto o magari era l'unica che avessimo e di certo doveva
nascondere, una diversa dall'altra e una per uno, un qualche nuovo
dio cui votarsi, e tanto fu.”Ra@
Lo scorso secolo ha visto la nostra società,( l'Occidente tutto ma con peculiarità specifiche) e intendo quella italiana per facilitare il discorso. è stata forgiata per motivi politici, logistici e funzionali, proprio per ruolo che il nostro paese doveva assolvere dal punto di vista geo-politico, garantendo attraverso una politica totalizzante , esistenziale e fornitrice di una IDENTITA' fideista così permeante nei meccanismo identitari, da riuscire a stabilizzarsi per decenni con la creazione di un rigido ordinamento devozionale, pervasivo, ideologico e religioso più che ispirato a una evoluzione liberale, sudditi e fedeli, fornito di miti e riti, e credenze e della forza che da avere una identità precisa, anche da contestare ma pure sempre appartenere. Dunque questo equilibrio di due pesi contrapposti permetteva di risolvere il tema dell’identità di sé in un gioco di rimandi e di specchi tra politico e privato, sé e noi, identità e appartenenza. COSA C'ENTRA QUESTO CON LA 'MENTE', CON LA PSICOLOGIA ?
E' L'individuo che SI COSTRUISCE in una modalità sociale che ne condiziona , sovrapponendosi e fondendosi ai portati e alle peculiarità, e quell'individuo siamo noi, Individui e parte di una società che ci somiglia ma che sta mutando con una velocità inimmaginabile , e anche un pò mitica, che genera fenomeni tutti da definire, imponendo una evoluzione e un mutamento di metodo nel fare cultura, creare e comprendere nuovi linguaggi, politica, formazione e, perchè no anche, la scienza della mente.
Pagina a cura di Roberta Anguillesi
per contatti info@centrodicognitivismoclinico.com
Con oggetto 'Logos
La malattia mentale rischia di farsi dio, o rimettersi a cercare e santi e profeti, demoni o addirittura l'anima,e noi non vogliamo e non possiamo parlare di dio, perchè noi lasciamo a Cesare quello che è di cesare e il resto a chi lo vuole. Il bene e il male sono categorie etiche, il sano e il malato sono categorie cliniche, l'impotenza e la consolazione sono categorie che riportano sempre a sé stesse, circoli viziosi disegnati intorno alla paura e di paura son piene le fosse. Allora, è malato chi si fa saltare in nome di tale allah? No, è talmente sano da non dubitare un secondo del proprio destino e della propria missione. E' malato uno che decide e pianifica e elabora un piano semplice, essenziale nelle sue finalità, senza alcuna sbavatura delirante o allucinazione scaturita dal malfunzionamento dei circuiti sinapsici? No, è sano e talmente sano da concedersi il lusso di autodistruggersi per un fine condiviso, politico, reale e terreno, e cosa c'è di più sano? Allora, o ci mettiamo nel capo che i tempi chiedono di rinunciare anche alla trinità io es ed ego, tutta nostra e tutta paludata di sacramenti paralizzanti, o finiremo per contrapporre religione a religione e religione, e vincerà la religione più sana, quella che usando credenze e suggestioni saprà imporre il suo dio. Finiamola di sentirci il centro del centro del mondo, l'alfa e l'omega, finiamola di indossare il camice o il saio del penitente e cerchiamo di smontare, pezzo per pezzo, il compiacimento annoso che blocca e ci intristisce, smettiamo di guardaci dentro e cominciamo a pensarci fuori, nelle strade, nelle conquiste grandiose che abbiamo accumulato e che ora, con sapienza e discernimento, dobbiamo imparare ad usare. In caso contrario, assumiamoci la responsabilità del fatto che i 50 minuti son scaduti, e ci vediamo la settimana prossima, se ci si arriva vivi. RA@
Questa è la pagina della
Necessità
di rivedere continuamente e in modo profondo il divenire,
non come un esercizio di stile o un dovere rituale, è l'unica via
per poter mantenere viva, e quindi produttiva e fertile, la ragione e
la cognizione di sé. Perchè alla fine è la cognizione e la
responsabilità del sè definito che porta alla necessita di
scegliere, senza lasciarsi e abbandonarsi, del tutto consciamente sia
chiaro , al potere della suggestione e alle comodità che essa offre.
Credere, in modo acritico, privo di crepe o domande, al tempo stesso rassicurante quanto depauperante, quello che ci sembra sollievo è in realtà la negazione della evoluzione individuale, e alla relativa incapacità di affrontare – poi – gli eventi e problematiche quotidiane che la vita propone. Questo vale per l'individuo quanto vale per la collettività di cui esso è parte attiva a e passiva allo stesso tempo.
Questa è la pagina della Responsabiltià...
.concetto di responsabilità attiva, responsabilizzazione e presa di coscienza di quanto questa parte sia la meno 'curata', la meno utilizzata nella comunicazione, sostituita da 'colpa', e il concetto si amplia in modo davvero drammatico, perchè sposta verso una involuzione e crea terreno fertile a manicheismi (anche ideologici) pericolosi.
La sintesi di tutto questo è nella rinuncia di parte dell’Occidente , rinuncia imposta dagli eventi e dalla ‘storia’ e i suoi fisiologici mutamenti, a prendere atto di non potere più essere caput mundi, e non solo per la c.d. globalizzazione, ma per la tempesta di necessità nuove imposte dalla medesima sua evoluzione. Concetti come ‘libertà’ che in precedenza erano collegati a situazioni sociali, oggi sono ‘interiori’, sono necessità esistenziali che naturalmente destabiizzano soprattutto per la difficile identificazione dell’agente limitativo. Si è liberi e vogliamo convincerci di non esserlo, oppure vogliamo cercare il modo di non esserlo perché la nostra identità è stata deprivata della aspirazione, della necessaria percezione di limite e ruolo. L’Occidente è sempre meno autorevole perché ha negato a se stesso la necessità di sganciarsi dalla conquista, individuale profonda, dell’autorevolezza, preferendo la via della patologizzazione, senza per altro affidarsi alla scienza ma cercando anche in essa un terreno di scontro ideologico, pur di non affrontare e non inserirla nel campo largo della ‘cultura’, facendone ideologia o fede. Per l'altra è stato necessariamente concesso, questione di sussistenza e condizione necessaria per il rispetto del patto fondativo.
Questa è la pagina Dell'Identità, del Segno e della Parola
Altro punto focale : costruire un sé su una fede o su credenze o ideologie per quanto bizzarre, non è costruire un sé è disperdere identità, non fornire mezzi per ‘appartenere’ a una identità comune che necessita ovviamente di molteplicità di visioni e opinioni, ma che deve trovare un linguaggio coerente alla espressione delle stesse.
Identità è anche linguaggio (logos?) che ‘contenga’ e possa essere compreso e quindi generare un ‘discorso’ utile e necessario, in questo momento – visti anche i nuovi mezzi – la babele che si è generata impedisce una comunicazione anche fondativa, e questo aggrava e acuisce i fraintendimenti, la sofferenza di una comunicazione che finisce per essere mera suggestione propedeutica e fertile per un ‘sentire’ ‘pensare’ ‘narrare-autonarrarsi e fidelizzarsi, pervadere ogni angolo delle identità e attività e percezioni sociali comuni, fino al silenzio interiore. E se una chiesa, quella millenaria di Roma non aveva alcun bisogno di creare una aristocrazia intellettuale che stabilisse ortodossie e credo. RA@
Comincio con l'usare un termine che non amo particolarmente ma che può aiutare a condividere un significato:PSICOSOCIOLOGICO
Evitando di usare la 'letteratura' e la tentazione di rimuginarci sopra fino al piegarla ai nostri personali scopi ( e forse sarà utile prima o poi dedicarsi a una riflessione sul valore da dare alla letteratura specifica su argomenti di natura scientifica; il giudizio di un esperto può rappresentare una sua opinione e non il risultato di una ricerca metodologicamente corretta e una ricerca metodologicamente corretta non ha la potenza euristica di uno studio di meta analisi) giorni, attribuirò a questo termine un significato 'simbolico', al fine di ragionare per focalizzare quale sia il Logos di cui questo nostro tempo abbisogna.
Viviamo
una realtà talmente sfuggente che per non cedere alla tentazione di
'fuggirne' umanamente, la dividiamo in settori sempre più angusti e
sempre più autoreferenziali, evitando quasi fosse ferale offesa il
‘dialogo’ tra l’esistente e il progettuale, e questo ci consola
permettendoci di vivere 'giorno per giorno', senza istanze e
soprattutto guardando a ciò che ci circonda attraverso categorie
psicosociologiche sfacciatamente superate dai mezzi e dalle
possibilità che la scienza e la laicizzazione quasi fisiologica ci
impongono.
Mantenendo,
e rimuginando beatamente, su ciò che siamo noi, sulla narrazione
retorica e celebrativa, su come funzioniamo e su come ci siamo
evoluti indipendentemente dai contesti, noi siamo referenti di noi
stessi, e ciò che non rientra in questo diventa “malattia”, una
psiche difettosa e non un’ umana evoluzione, ma un qualche cosa che
impone la ‘resilienza’ perchè poi tutto torna come prima, nulla
si spezza. La
costruzione di un sè critico, individuale e formato su domande e
ricerca di risposte inedite è inficiato da questa paralisi
cognitiva, dove adulti e giovani non hanno necessità di confronto
perchè protetti dalla incapacità delle generazioni precedenti di
confrontarsi.
Siamo
arrivati addirittura ad inventare termini penitenziali eppure
autoassolutori come 'globalizzazione',
siamo arrivati a disprezzare, con somma ipocrisia, ciò che si è, a
tentare di trovare la 'cura' con risposte acontestuali, qualche volta
addirittura 'parareligiose' o magiche attribuendo
loro capacità salvifiche
e quindi deresponsbilizzanti, puerili, magari patologizzando ogni
cosa in cerca di una Cura o una salvazione. A
questo punto urge definire l'accezione di 'psicosociologico',
focalizzandoci su cosa sta accadendo e quanto esso influisce e
addirittura modifichi con una velocità inedita la realtà del
singolo e del contesto.
Le informazioni e i saperi, ovvero la differenza tra ciò che è sedimentato
(ovvio
che si esclude ogni giudizio di merito ) e ciò che invece irrompe
attraverso una iperinfomazione suggestiva lasciando e creando lacune
cognitive destabilizzanti che dal punto di vista individuale, causano
crisi vere e proprie e dal punto di vista psicosociale generano
credenze spesso disfunzionali e modalità comportamentali
autodistruttive. Tutto
ciò
qualifica poi il percorso evolutivo
e
personologico dei giovani,I quali finiscono per credere che non ci
sia necessità di essere individui, basta apparire tali appoggiandosi
al vuoto monolitico (ma resiliente?) che questo momento offre,
arrivando ad odiarlo ma con l’esenzione dal rifiutarlo perchè
altro non c’è, anzi, c’è eccome, ma è rifiutato, mistificato,
sconosciuto e dileggiato (anche senza saperlo) da una società che è
in bilico e che non riconosce altro che l’autorevolezza di un
passato (che neanche più riconosce) che per forza di cose vuole
conservare, invece di pretendere l’accettazione dei mutamenti
come vitali possibilità di evoluzione. R.A@
Se gli attacchi alla Cognitivismo comportamentale, o comunque alla
epistemologia cognitivista e comportamentale fossero ispirati a una
critica metodologica o comunque scientifica o dottrinale, il tutto
potrebbe anche essere inquadrato in un magnifico e produttivo scambio
di approcci, uno di quei dialoghi nobili in cui si costruisce
attraverso il confronto una spendibile 'controversia' che stimoli
l'evoluzione dei contendenti i quali, tramite le argomentazioni
possano generare critica produttiva e costruttiva. Certo un simile
contenzioso per essere utile abbisogna della reciproca profonda
conoscenza della materia del contendere. Ma gli attacchi, alla Cb
sono vere e proprie e irrevocabili 'sentenze', per altro basate su un
pre-giudizio che ben poco ha a che fare con la nobile dialettica
accademica e SCIENTIFICA, molto invece con la necessità, politica e ideologica,
di conservare un primato culturale funzionale a un ( illusorio )
riproponimento di un ormai svanito, per quanto si faccia, assetto
sociale, politico e psicologico.
Gli attacchi più feroci, sopratutto in Italia, sono comunque riservati alle Terapie cognitiviste e comportamentali, e non a caso. La nostra società è stata forgiata, nel secondo dopo guerra, per motivi funzionali al ruolo che il nostro paese doveva assolvere dal punto di vista geo-politico, in modo 'fideista'; cosa resa possibile dalla conformazione antecedente sfruttata sapientemente al punto di riuscire a stabilizzarsi per decenni con la creazione di un rigido ordinamento devozionale, esistenziale più che politico, pervasivo, ideologico e religioso più che ispirato a una evoluzione liberale, un modo esistenziale e che attecchisse nel profondo dell'individuo che era e doveva restare 'massa' o 'processione' , popolato di sudditi e fedeli, fornito di miti e riti, e soprattutto (apparentemente) diviso tra le note due 'Chiese' e se una, quella millenaria di Roma non aveva alcun bisogno di creare una 'aristocrazia' intellettuale che stabilisse ortodossie e credo, all'altra è stato necessariamente concesso, questione di sussistenza e condizione necessaria per il rispetto del patto fondativo. Ebbene si, la 'cultura' e l'educazione alla cultura e la gestione ( a volte piuttosto bizzarra) della cultura se non la mitizzazione di 'quella' cultura ci hanno resi impermeabili ai mutamenti, ci hanno resi 'conformisti' e conformi e ora che quel patto scellerato è stato sconfitto dalla storia, ora che tutto è da ridefinire, ovviamente anche rispetto alla scienza, alla cura, alla percezione delle psicopatologie si preferisce un qualcosa che 'condanni' alla sofferenza eterna, espiante e colpevolizzante, che riporti ai misterici contorcimenti psicoanalitici che, tra un senso di colpa e una espiazione interiore dolorosa eppure consolatoria, mantenga l'individuo sotto un controllo reale, agito, suggestivo e soprattutto utile a mantenere, come detto sopra, quella sorta di Elitès, aristocratica e detentrice di saperi da iniziati officianti. >>>
Ovvio che anche coloro che non riescono a rinunciare a questa logora e antistorica visone, forse addirittura morta da tempo, si rendano conto che questa resistenza è vana e allora, larvatus prodeo, ricorrano a un altra figura (ormai anche essa tutta da ridefinire) : il Filosofo, una sorta di cotrollore, di garante dello spirito e del bene e del male, un coltivatore diretto di pensiero, un teorete o forse un defensor fidei di nuovo conio.
L'accusa, il dito puntato verso le terapie cognitive comportamentali, è quella di lavorare per conto della massificazione, della riduzione dell'individuo sofferente a risanata 'mucca pascolante' priva di riferimenti, sensi di colpa, dio e dei, deprivata del proprio io profondo, 'aggiustata' per continuare a produrre e conformarsi, questo è il peccato originale di tale terapia, una strana accusa perchè il timore è che la psichiatria ma anche la psicologia dei bei tempi fossero proprio questo, temo che questo sia l'esatta definizione della Psicologia militante, la quale forse lavora per conformare e controllare masse e individui e storia e presente, patologizzando ogni asptetto anche relazionale, intimo, interiore e relazionale, operazione mai come in questo momento di caos cognitivo e valoriale potrebbe risultare utile a coloro che certi che il destino dell'essere umano sia cercare la verità ( unica e immutabile) finiscono per pensare di averla trovata. @RA